lunedì 7 maggio 2007
domenica 6 maggio 2007
AUTORITRATTO DELLA CRISI
“AUTORITRATTO DELLA CRISI”
Architettura, modernità, crisi ed information tecnology
Interessante e profondo risulta il concetto di crisi, ripreso dalle parole di Antonino Saggio nella sua ultima pubblicazione “Introduzione alla Rivoluzione Informatica, inteso come “tendenza a creare un estetica di rottura e di cambiamento” attraverso una “tensione alla modernità” che tanto sarà più forte e profonda tanto più sarà netto l’aspetto di cambiamento e di rottura.
Negli anni sessanta Piero Manzoni ci ha mostrato come per trasformare un oggetto in opera d’arte occorre, in fondo, solo esporlo in vitro, sotto teca, in un museo; persino un escremento è un’opera d’arte se è d’artista. Negli anni settanta Robert Venturi, valutandolo nel suo apporto provocatori, ci ha mostrato come basta apporre un enorme sign autoreferenziale per trasformare un edificio banale in un monumentum, a dispetto della sua stessa etimologia derivante da monito. Siamo in crisi perché guardando indietro verso Learning from Las Vegas ci rendiamo conto (o facciamo finta di no?) che le cose non sono molto cambiate, o se lo sono, soltanto in superficie.
Oggi alla volontà demiurgica dell’architetto razionalista si sostituisce prepotentemente una volontà comunicativa di un messaggio. Mai più di ora l’architettura è stata un mass medium. Sembra oggi del tutto normale e giustificato applicare a volumetrie stereometriche ma banali, involucri tecnologici modulari, che sono essi stessi veicolo dell’informazione. Come nel seicento la pala d’altare sfondava l’involucro dell’edificio, dall’interno verso l’esterno, per proiettare il fedele in un mondo metafisico, oggi i cangianti rivestimenti mediatici sfondano l’architettura dall’esterno verso l’interno, trasportando il passante (perché non possiamo più parlare di fruitore) in un mondo nel quale la comunicazione celebra l’apologia di sè stessa. Il fine ultimo dell’architettura si sposta dal trasformare all’informare.
Venturi, è stato acuto, come oggi è acuto Rem Koolhaas, ci hanno mostrato violentemente la verità, criticando gli architetti, coplendoli nei punti dove sono più permalosi, portando a galla tutte le loro velleità. Hanno parlato di corda a casa dell’impiccato, e ora siamo in crisi.
Ma la parola crisi deriva dal verbo krinw da che vuol dire separare, scindere ma in senso figurato anche decidere. L’architettura è una questione di scelte prima ancora che d’opinioni. Noi decidiamo la forma, noi dedichiamo lo spazio.
ARCHITETTURA INTERATTIVA - LA FORMA CHE INFORMA
“
Eisenman, De Kerckhove, Saggio
di
Furio Barzon
L’ ETH di Zurigo nella primavera del
Al variare delle esigenze di una società, variano anche i contenuti delle carte che i progettisti sono chiamati a sottoscrivere per dichiarare la loro unità d’intenti, per esprimere il loro comune agire. Alla celebre carta d’Atene, che rappresentò la svolta urbanistica della prima metà del secolo scorso, segue metaforicamente la “Carta di Zurigo”, un tentativo di codificare l’utilizzo dei nuovi, potenti mezzi mediatici e tecnologici in relazione all’architettura. Mentre
La più grande ed inquietante differenza che separa il movimento moderno dalle più attuali tendenze dell’architettura contemporanea consiste in un evidente cambiamento delle esigenze primitive con le quali l’architetto deve misurarsi. All’urgenza abitativa e sociale, il CIAM aveva risposto con la razionalizzazione dell’ housing e dell’utilizzo dei suoli, aveva cioè tentato di risolvere un problema sociale con svariati mezzi progettuali, tra i quali uno dei più celebri rimane il concetto di minimum existenz coniato da Alexander Kline. Oggi l’urgenza sociale (sebbene celata al di sotto dell’apparente benessere e comfort occidentali) è di fatto rimpiazzata da un’esigenza comunicativa e informatrice. L’architettura cioè oltre ad adempiere ad un ruolo demiurgico all’interno della società diventa effettivamente un mass medium. L’involucro tecnologico è usato come veicolo informativo, e se oggi possiamo paragonarlo ad un televisore, in un prossimo futuro esso potrà divenire più vicino al monitor, acquisendo tutte le caratteristiche di interattività proprie della rete. L’architettura così da statica forma d’arte legata all’edificazione, si trasforma in organismo capace di reagire in funzione dell’attività del suo contesto.
Al concetto di un’architettura, retaggio di un pensiero sullivaniano trasformato in poesia da F.L.Wright in cui “la forma segue la funzione” rappresentava l’emblema di un raffinato approccio organico, ci troviamo oggi di fronte a un’evidente approccio dei nuovi progettisti a focalizzare le embrionali tendenze di un architettura in cui la forma segue l’informazione, intesa come capacità di acquisire e trasmettere dati e quindi di interagire. Le nuove frontiere dell’architettura portano direttamente a una forma di architettura non più solamente narrativa ma interattiva.
“Architettura […] per articolare il tempo e lo spazio […] per sperimentare i mille modi di modificare la vita […] che cambia in parte o del tutto a seconda della volontà dei suoi abitanti […] nella curva eterna dei desideri umani” (Gilles Ivain, 1953) questa citazione riportata da Antonino Saggio nell’intervento all’incontro dell’11 Aprile del
La frontiera più interessante dell’architettura diventa quindi quella del confronto con la sua possibile digitalizzazione ed interazione con lo spazio. Questa frontiera può diventare effettivamente avanguardia perché all’interno della realtà virtuale, come sul web d’altronde, l’architettura si emancipa da alcune delle sue condizioni che la vincolano (ma che contribuiscono a definirla) nel mondo reale, come ad esempio la limitatezza dello spazio fisico, la legge entropica, il concetto di Hic et Nunc e la forza di gravità. Un’edificio digitale cioè si pone come costruzione in un mondo senza problemi di spazio: il minimum diventa maximum existenz volto ad interpretare e esaudire i desideri del fruitore dove lo spazio non è più un lusso accessibile a pochi; può non essere soggetto alla forza di gravità, annullando il concetto di tettonica presente nel movimento moderno. Con queste nuove proprietà l’architettura apre di fronte a sé una infinita gamma di possibilità precedentemente impensabili.
Stiamo andando in una direzione in cui avremo una connessione mente-macchina , in cui i pensieri (sede dell'immaginazione) si trasferiscono in tempo reale sullo schermo. Questa potenzialità è stata ancora solo sfiorata anche in architettura, ma gli esperti, autori di questo dibattito, suppongono che l'architettura dovrà mutare secondo i desideri dell'utente in tempo reale. Sarà mutevole dinamica come lo è il nostro pensiero e i nostri desideri, un’architettura pensata come un organismo vivente fatto di pelle sensibile e in grado di muoversi, mutare ma soprattutto di reagire agli stimoli.
Yokohama, Prefettura di Kanagawa, Giappone -1986
Istituto del Mondo Arabo, Jean Nouvel, Parigi, 1987
Galleria West Shopping Centre in Seoul , Korea - Ben van Berkel of UN Studio in association with Arup Lighting in Amsterdam
giovedì 22 marzo 2007
P.A.A. - Lezione 2 - 21.03.07 - Commento
Alvin Toffler, futurologo americano, interessato da anni all'impatto che i mezzi di comunicazione esercitano sulla struttura sociale e culturale globale, nel libro "The third wave" disegna la storia scandendola in tre "ondate": era agricola, durata parecchie migliaia di anni; epoca industriale ed elettrica, durata circa centocinquanta anni, ed età dell'elettronica, in cui l'informazione e il suo trattamento svolge un ruolo fondamentale, riallacciandosi al concetto parallelo dello sviluppo dei media, per cui sono ipotizzati : old, mass e new media.
Negli ultimi due secoli due eventi hanno caratterizzato profondamente la storia umana: agli inizi del XIX secolo prende non a caso il nome di Rivoluzione lo sviluppo industriale che, a seguito della scoperta di energie alternative alla forza umana, si svilupperà trasformando radicalmente la compagine societaria, culturale, urbanistica ed in generale di vita dell’uomo. Il progresso dell’industria diventa il fulcro di un vortice che investe tutti i campi e che in maniera esponenziale aumenta la sua corsa alle nuove conquiste e a un nuovo concetto di produttività mirata sempre più alla serie ed allo standard. Questo fenomeno arriva sino ai giorni nostri con un impeto che per sua natura non può che continuare a crescere anche se riplasmato da politiche di commercializzazione dei prodotti che a partire dal 1950 cominciano ad inquadrare strategicamente l’obiettivo di come render noto l’oggetto più di come produrlo.
Di seguito la mappatura dello sviluppo delle connessioni internet su scala mondiale dal 1991 al 2005.